Come sta suonando il disco live? Sono già nate versioni alternative che vi piacciono più delle originali?
“No, non c’è alcuna versione
alternativa. Non siamo ancora capaci di fare lo spettacolo, è un po’
difficile mischiare i dischi, fare la scaletta, non abbiamo molto tempo
di stare a sperimentare sui nuovi pezzi e nemmeno sui vecchi, a dire il
vero. C’è da dire che noi siamo fondalmente fedeli alle versioni
originali, ci teniamo al fatto che il pezzo sia riconoscibile al 100% e
che si possa godere live. Ad esempio penso a Bob Dylan che io non
sopporto, che continua a cambiare le parti vocali. Il nostro suono
può variare un po’ ma semplicemente per il tipo di amplificatori e
pedalini che usiamo.”
Non potete negare che la scelta
del primo singolo è stata un po’ fuorviante rispetto al resto
dell’album… chi ne è il responsabile?
“Noi ci confrontiamo spesso con la
Universal ma preferiamo delegare tutto a loro. È interessante vedere
cosa fanno, cosa scelgono, anche se poi si tratta sempre dei pezzi più
commerciali, con una forma canzone strofa-ritornello-strofa. Ma
d’altronde loro sono dei commercianti e ci sta bene. Poi nell’economia
del disco Un po’ esageri serve a rendere l’album più felice,
senza non sarebbe stato lo stesso, sarebbe venuto fuori più oscuro.
Schiarisce l’insieme così come pochi altri pezzi, ad esempio Contro la ragione (che è in lizza per possibili singoli) e Diluvio, che pur essendo malinconico non può essere considerato triste, ha un’atmosfera in maggiore.”
Come vi rapportate al concetto
di “identità” come gruppo? Ad ascoltarvi adesso e com’eravate 16 anni fa
ne è passata di acqua sotto i ponti. C’è qualcosa che rimane “Verdena”
nello stesso modo nonostante gli anni e le evoluzioni musicali?
“Anche se è cambiato l’approccio ai
testi che prima scrivevo in 5 minuti, mentre adesso riesco a metterci
anche un mese, io sono sempre alla ricerca di certi di tipi di parole,
che suonino in un certo modo; le melodie; l’attitudine, che è identica a
quando da piccoli abbiamo iniziato a suonare. La situazione iniziale ha
sempre un che di animalesco, l’istinto che tira fuori alcune cose, è
entusiasmante, divertente.”
Il tuo essere diventato padre ha cambiato il tuo modo di essere e di percepirti come musicista?
“L’ha migliorato ma non l’ha cambiato. Adesso sono più aperto. E poi chiaramente ci sono anche i miei figli dietro i pezzi che scrivo.”
C’è qualcosa che ricordate con nostalgia degli inizi?
“No, è tutto migliorato. La sala prove è
il doppio rispetto a prima, anche se con tutti gli strumenti stiamo un
po’ stretti, prima stavamo più larghi. Ecco forse questo…” (ride, ndr)
Ho visto foto delle pareti tappezzate di immagini dell’Henhouse, ce n’è qualcuna che vi è di particolare ispirazione?
“Sono i quadri di Luca ad essere
d’ispirazione. Quando mixo fa delle specie di mostre, perché sa che
potrebbero aprirmi. Avere dei visual in studio aiuta i musicisti, fanno
comporre bene e pensare meglio. Anche se quello che fa lui non sono
proprio visual ma delle robe oscure e terroristiche“.
Quindi è anche merito suo se Endkadenz è venuto fuori così?
“Sì, soprattutto in fase di mixaggio e di scrittura dei testi. “
Vi siete mai stancati di dover condividere oltre alla vostra vita personale anche quella professionale?
“No! Noi siamo in simbiosi totale. Ormai
anche con Roberta, anche se lei è arrivata un po’ dopo, mentre noi
suoniamo dall’89 insieme. Siamo delle macchine che si incastrano
perfettamente, con nessun altro riesco a suonare così. Spero che lui
pensi lo stesso.”
Avete mai pensato di darvi a dei progetti solisti?
“No, ci siamo dati a dei progetti alternativi a quello dei Verdena, come quello dei 83705CH1
di cui è uscito il vinile in 300 copie un po’ di anni fa; adesso sta
per uscire il secondo. Si basa tutto sulla registrazione, siamo circa
dodici, oltre a noi tre che ci siamo dati degli pseudonimi, ci sono
degli amici nostri conterranei. Facciamo cose strane, indecifrabili,
spaziamo dalla musica brasiliana a quella da discoteca; qualunque cosa
ci passi per la testa, è molto divertente.”
Quindi è anche merito suo se Endkadenz è venuto fuori così?
“Sì, soprattutto in fase di mixaggio e di scrittura dei testi. “
Vi siete mai stancati di dover condividere oltre alla vostra vita personale anche quella professionale?
“No! Noi siamo in simbiosi totale. Ormai
anche con Roberta, anche se lei è arrivata un po’ dopo, mentre noi
suoniamo dall’89 insieme. Siamo delle macchine che si incastrano
perfettamente, con nessun altro riesco a suonare così. Spero che lui
pensi lo stesso.”
Avete mai pensato di darvi a dei progetti solisti?
“No, ci siamo dati a dei progetti alternativi a quello dei Verdena, come quello dei 83705CH1
di cui è uscito il vinile in 300 copie un po’ di anni fa; adesso sta
per uscire il secondo. Si basa tutto sulla registrazione, siamo circa
dodici, oltre a noi tre che ci siamo dati degli pseudonimi, ci sono
degli amici nostri conterranei. Facciamo cose strane, indecifrabili,
spaziamo dalla musica brasiliana a quella da discoteca; qualunque cosa
ci passi per la testa, è molto divertente.”
credits: outsidersmusica.it
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