domenica 8 marzo 2015

I Verdena hanno suonato al Barbara Disco Lab di Catania come unica data in Sicilia e Calabria e nonostante l’estenuante viaggio in furgone che da Bari li ha portati in città, si sono resi disponibili a scambiare due chiacchiere. A noi di OUTsiders è toccato in sorte un Alberto Ferrari loquace, affabile e alla mano, che si è aperto come quando si passa del tempo tra amici.

Come sta suonando il disco live? Sono già nate versioni alternative che vi piacciono più delle originali?
“No, non c’è alcuna versione alternativa. Non siamo ancora capaci di fare lo spettacolo, è un po’ difficile mischiare i dischi, fare la scaletta, non abbiamo molto tempo di stare a sperimentare sui nuovi pezzi e nemmeno sui vecchi, a dire il vero. C’è da dire che noi siamo fondalmente fedeli alle versioni originali, ci teniamo al fatto che il pezzo sia riconoscibile al 100% e che si possa godere live. Ad esempio penso a Bob Dylan che io non sopporto, che continua a cambiare le parti vocali. Il nostro suono può variare un po’ ma semplicemente per il tipo di amplificatori e pedalini che usiamo.”

Non potete negare che la scelta del primo singolo è stata un po’ fuorviante rispetto al resto dell’album… chi ne è il responsabile?
“Noi ci confrontiamo spesso con la Universal ma preferiamo delegare tutto a loro. È interessante vedere cosa fanno, cosa scelgono, anche se poi si tratta sempre dei pezzi più commerciali, con una forma canzone strofa-ritornello-strofa. Ma d’altronde loro sono dei commercianti e ci sta bene. Poi nell’economia del disco Un po’ esageri serve a rendere l’album più felice, senza non sarebbe stato lo stesso, sarebbe venuto fuori più oscuro. Schiarisce l’insieme così come pochi altri pezzi, ad esempio Contro la ragione (che è in lizza per possibili singoli) e Diluvio, che pur essendo malinconico non può essere considerato triste, ha un’atmosfera in maggiore.”

Come vi rapportate al concetto di “identità” come gruppo? Ad ascoltarvi adesso e com’eravate 16 anni fa ne è passata di acqua sotto i ponti. C’è qualcosa che rimane “Verdena” nello stesso modo nonostante gli anni e le evoluzioni musicali?
“Anche se è cambiato l’approccio ai testi che prima scrivevo in 5 minuti, mentre adesso riesco a metterci anche un mese, io sono sempre alla ricerca di certi di tipi di parole, che suonino in un certo modo; le melodie; l’attitudine, che è identica a quando da piccoli abbiamo iniziato a suonare. La situazione iniziale ha sempre un che di animalesco, l’istinto che tira fuori alcune cose, è entusiasmante, divertente.”

Il tuo essere diventato padre ha cambiato il tuo modo di essere e di percepirti come musicista?
“L’ha migliorato ma non l’ha cambiato. Adesso sono più aperto. E poi chiaramente ci sono anche i miei figli dietro i pezzi che scrivo.”

C’è qualcosa che ricordate con nostalgia degli inizi?
“No, è tutto migliorato. La sala prove è il doppio rispetto a prima, anche se con tutti gli strumenti stiamo un po’ stretti, prima stavamo più larghi. Ecco forse questo…” (ride, ndr)

Ho visto foto delle pareti tappezzate di immagini dell’Henhouse, ce n’è qualcuna che vi è di particolare ispirazione?
“Sono i quadri di Luca ad essere d’ispirazione. Quando mixo fa delle specie di mostre, perché sa che potrebbero aprirmi. Avere dei visual in studio aiuta i musicisti, fanno comporre bene e pensare meglio. Anche se quello che fa lui non sono proprio visual ma delle robe oscure e  terroristiche“.


Quindi è anche merito suo se Endkadenz è venuto fuori così?
“Sì, soprattutto in fase di mixaggio e di scrittura dei testi. “

Vi siete mai stancati di dover condividere oltre alla vostra vita personale anche quella professionale?
“No! Noi siamo in simbiosi totale. Ormai anche con Roberta, anche se lei è arrivata un po’ dopo, mentre noi suoniamo dall’89 insieme. Siamo delle macchine che si incastrano perfettamente, con nessun altro riesco a suonare così. Spero che lui pensi lo stesso.”

Avete mai pensato di darvi a dei progetti solisti?
“No, ci siamo dati a dei progetti alternativi a quello dei Verdena, come quello dei 83705CH1 di cui è uscito il vinile in 300 copie un po’ di anni fa; adesso sta per uscire il secondo. Si basa tutto sulla registrazione, siamo circa dodici, oltre a noi tre che ci siamo dati degli pseudonimi, ci sono degli amici nostri conterranei. Facciamo cose strane, indecifrabili, spaziamo dalla musica brasiliana a quella da discoteca; qualunque cosa ci passi per la testa, è molto divertente.”

Quindi è anche merito suo se Endkadenz è venuto fuori così?
“Sì, soprattutto in fase di mixaggio e di scrittura dei testi. “

Vi siete mai stancati di dover condividere oltre alla vostra vita personale anche quella professionale?
“No! Noi siamo in simbiosi totale. Ormai anche con Roberta, anche se lei è arrivata un po’ dopo, mentre noi suoniamo dall’89 insieme. Siamo delle macchine che si incastrano perfettamente, con nessun altro riesco a suonare così. Spero che lui pensi lo stesso.”

Avete mai pensato di darvi a dei progetti solisti?
“No, ci siamo dati a dei progetti alternativi a quello dei Verdena, come quello dei 83705CH1 di cui è uscito il vinile in 300 copie un po’ di anni fa; adesso sta per uscire il secondo. Si basa tutto sulla registrazione, siamo circa dodici, oltre a noi tre che ci siamo dati degli pseudonimi, ci sono degli amici nostri conterranei. Facciamo cose strane, indecifrabili, spaziamo dalla musica brasiliana a quella da discoteca; qualunque cosa ci passi per la testa, è molto divertente.”







credits: outsidersmusica.it



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