Alberto, parte stasera l’Endkadenz Tour. Siete carichi?
Sì adesso sì, anche se fino a due giorni fa ti avrei risposto ‘oh mio dio!’. Finché non suoniamo la prima data, non posso risponderti definitivamente. È la prima data che ci fotte il cervello.
Siete usciti in un periodo quando il concetto di “indipendente” era qualcosa di ben definito, che dava un senso di appartenenza. Ascoltando il vostro ultimo disco mi sembra che siate rimasti coerenti con la vostra musica. Pensi che sia così?
Sì, assolutamente. Anche se cerchiamo sempre nuovi modi di comporre, di suonare musica, di cercare nuovi spunti. Alla fine però siamo i Verdena. Non mi piace essere etichettato, neanche ai tempi mi piaceva esser considerato alternativo o indie anche perché noi abbiamo sempre fatto parte di una major. E poi, siamo alternativi rispetto a cosa? Devono essere gli altri gruppi gli alternativi dei Verdena!
Siete una band mainstream, ma continuate a prediligere i piccoli club e locali, dove naturalmente si registrano sold out, ma si rischia che molti fan restino alla porta…
Concerti nei localini li abbiamo sempre fatti, è una nostra scelta. Anche se partiamo facendo nove date nei palasport. O dovremmo fare come i Subsonica o Ligabue, che fanno dieci date in un anno negli stadi e poi stop? A noi piace suonar tanto, non ci piace chiudere la tournée con sole dieci date. Abbiamo bisogno di suonare tanto, quindi non potendo fare 200 volte l’Alcatraz, abbiamo deciso di esibirci in tanti locali piccoli dove possano vederci tutti. Facciamo gavetta, così magari poi siamo pronti anche per andare in Europa.
Quanto è importante il contatto con il vostro pubblico?
Mentre suoniamo è importantissimo. Nel senso che se ti trovi davanti un pubblico mogio, rischi che dopo 5 o 6 pezzi lo diventi anche tu e non è un bellissimo concerto. Il pubblico dà energia al gruppo come il gruppo dà energia al pubblico. È sicuramente una cosa che deve funzionare tutti insieme. Non è che il gruppo può spaccare il culo e basta, deve esserci anche un pubblico all’altezza. Dipende dai posti. Il rapporto è una figata se funziona. Comunque suoneremo in locali che possono contenere duemila persone, e nel giro di cinque mesi, quando poi ripartiremo in tour con il volume due di Endkadenz, chiunque vorrà vederci potrà farlo. Non penso che qualcuno rimarrà fuori!
Che repertorio eseguirete?
Sicuramente faremo molti pezzi dell’ultimo disco e poi una ricognizione dei vecchi album. Magari cinque o sei pezzi per ogni album, vorremmo fare scalette diverse tra di loro. La scaletta è ancora lì in lavorazione. È difficilissimo farla quest’anno…
C
i saranno cover?
Ci stiamo ragionando, anche perché abbiamo in programma qualcosa che riguarderà le cover. Però per questa tournée è difficilissimo fare scalette, se vogliam fare pezzi di tutti i dischi. Aggiungere una cover per adesso è un delirio, magari in estate.
Che musica ascolti prima di un concerto?
Non ascolto musica prima di un concerto, perché sennò mi vien da cantare e mi rovino la voce… però se proprio devo ascoltar musica prima di un concerto, penso che metterei su i Beach Boys. Prima di un concerto sono concentrato sul far star bene la mia voce.
C<b>on voi ci sarà anche un nuovo musicista. Come l’avete scelto?
È un ragazzo di Bergamo. Abbiamo messo un annuncio su un sito per musicisti, indicando che non era una perdita di tempo, con turni faticosi, segnando le nostre preferenze musicali, i Pink Floyd, i Melvins e anche i Verdena, ma senza dire chi eravamo. Fortunatamente non sono arrivati dei fan sfegatati… Volevamo qualcuno che fosse libero da qualsiasi progetto e che sapesse suonare chitarre, voce e tastiera. Se poi questa persona entra nel gruppo, bene.
Che tipo di concerti saranno?
La cosa bella è che in queste prime nove date ci saranno con noi, come gruppo spalla i Jennifer Gentle. Saranno concerti basati sulla psichedelia e sulla pazzia. Ci piace l’improvvisazione, come del resto è stato composto Endkadenz. Ci saranno momenti bui e altri pieni di luce. Comunque saranno concerti psichedelici, quasi teatrali.
Parliamo di te. C’è qualcosa che ti piace e che pensi spiazzerebbe sicuramente i tuoi fan?
Mi piacciono tutti i singoli di Katy Perry o quasi tutti perlomeno, non mi dispiacciono alcune cose di Kanye West, non musica indipendente come si potrebbe credere… ascolto molto pop, anche cose anni 80 che penso ai nostri fan non piacciano. Ascolto grandi classici, i miei vinili sono tutti classiconi, arrivo agli Arcade Fire come modernismo.
Come descriveresti questi anni trascorsi con i Verdena?
A me sembra di aver dato completamente la gioventù ai Verdena. È da quando avevamo 13 anni che siamo chiusi in sala prove. Non sono mai andato alla domenica al cinema, non sono mai andato fuori con gli amici, non esco il sabato sera. Direi che descrivere questi anni è arduo: anni dedicati esclusivamente alla musica. Dopo l’infanzia abbiamo iniziato a suonare io e mio fratello e non ci siamo mai fermati. Non abbiam fatto una vita mondana. Abbiamo perso molti amici per questo, anche se molti ne abbiamo acquistati nel frattempo. Siamo alla ricerca della perfezione da quando abbiamo iniziato.
Non traspare molto entusiasmo, sembra quasi che ti sia sacrificato…
No, siamo strafelici per come è andata. Siamo ancora increduli. Siamo degli artigiani della musica, e ci è andata bene. Siamo assolutamente felici di come sono andati questi anni. Penso abbiamo fatto bene a proiettarci in sala prove durante la gioventù. Ce l’abbiamo messa tutta. Sappiamo che non succede a tutti e questo ci rende orgogliosi. Direi che siamo saliti sull’ultimo treno utile, quando la tv passava i video e la musica vendeva.
Il volume due è già pronto?
Sì, era già pronto con il volume 1. Ho letto sui giornali che Endkadenz Vol. 2 dovrebbe uscire in estate, invece uscirà tra un paio di mesi, credo per il 5 maggio.
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Alberto, parte stasera l’Endkadenz Tour. Siete carichi?
Sì adesso sì, anche se fino a due giorni fa ti avrei risposto ‘oh mio dio!’. Finché non suoniamo la prima data, non posso risponderti definitivamente. È la prima data che ci fotte il cervello.
Siete usciti in un periodo quando il concetto di “indipendente” era qualcosa di ben definito, che dava un senso di appartenenza. Ascoltando il vostro ultimo disco mi sembra che siate rimasti coerenti con la vostra musica. Pensi che sia così?
Sì, assolutamente. Anche se cerchiamo sempre nuovi modi di comporre, di suonare musica, di cercare nuovi spunti. Alla fine però siamo i Verdena. Non mi piace essere etichettato, neanche ai tempi mi piaceva esser considerato alternativo o indie anche perché noi abbiamo sempre fatto parte di una major. E poi, siamo alternativi rispetto a cosa? Devono essere gli altri gruppi gli alternativi dei Verdena!
Siete una band mainstream, ma continuate a prediligere i piccoli club e locali, dove naturalmente si registrano sold out, ma si rischia che molti fan restino alla porta…
Concerti nei localini li abbiamo sempre fatti, è una nostra scelta. Anche se partiamo facendo nove date nei palasport. O dovremmo fare come i Subsonica o Ligabue, che fanno dieci date in un anno negli stadi e poi stop? A noi piace suonar tanto, non ci piace chiudere la tournée con sole dieci date. Abbiamo bisogno di suonare tanto, quindi non potendo fare 200 volte l’Alcatraz, abbiamo deciso di esibirci in tanti locali piccoli dove possano vederci tutti. Facciamo gavetta, così magari poi siamo pronti anche per andare in Europa.
Quanto è importante il contatto con il vostro pubblico?
Mentre suoniamo è importantissimo. Nel senso che se ti trovi davanti un pubblico mogio, rischi che dopo 5 o 6 pezzi lo diventi anche tu e non è un bellissimo concerto. Il pubblico dà energia al gruppo come il gruppo dà energia al pubblico. È sicuramente una cosa che deve funzionare tutti insieme. Non è che il gruppo può spaccare il culo e basta, deve esserci anche un pubblico all’altezza. Dipende dai posti. Il rapporto è una figata se funziona. Comunque suoneremo in locali che possono contenere duemila persone, e nel giro di cinque mesi, quando poi ripartiremo in tour con il volume due di Endkadenz, chiunque vorrà vederci potrà farlo. Non penso che qualcuno rimarrà fuori!
Che repertorio eseguirete?
Sicuramente faremo molti pezzi dell’ultimo disco e poi una ricognizione dei vecchi album. Magari cinque o sei pezzi per ogni album, vorremmo fare scalette diverse tra di loro. La scaletta è ancora lì in lavorazione. È difficilissimo farla quest’anno…
C
i saranno cover?
Ci stiamo ragionando, anche perché abbiamo in programma qualcosa che riguarderà le cover. Però per questa tournée è difficilissimo fare scalette, se vogliam fare pezzi di tutti i dischi. Aggiungere una cover per adesso è un delirio, magari in estate.
Che musica ascolti prima di un concerto?
Non ascolto musica prima di un concerto, perché sennò mi vien da cantare e mi rovino la voce… però se proprio devo ascoltar musica prima di un concerto, penso che metterei su i Beach Boys. Prima di un concerto sono concentrato sul far star bene la mia voce.
C<b>on voi ci sarà anche un nuovo musicista. Come l’avete scelto?
È un ragazzo di Bergamo. Abbiamo messo un annuncio su un sito per musicisti, indicando che non era una perdita di tempo, con turni faticosi, segnando le nostre preferenze musicali, i Pink Floyd, i Melvins e anche i Verdena, ma senza dire chi eravamo. Fortunatamente non sono arrivati dei fan sfegatati… Volevamo qualcuno che fosse libero da qualsiasi progetto e che sapesse suonare chitarre, voce e tastiera. Se poi questa persona entra nel gruppo, bene.
Che tipo di concerti saranno?
La cosa bella è che in queste prime nove date ci saranno con noi, come gruppo spalla i Jennifer Gentle. Saranno concerti basati sulla psichedelia e sulla pazzia. Ci piace l’improvvisazione, come del resto è stato composto Endkadenz. Ci saranno momenti bui e altri pieni di luce. Comunque saranno concerti psichedelici, quasi teatrali.
Parliamo di te. C’è qualcosa che ti piace e che pensi spiazzerebbe sicuramente i tuoi fan?
Mi piacciono tutti i singoli di Katy Perry o quasi tutti perlomeno, non mi dispiacciono alcune cose di Kanye West, non musica indipendente come si potrebbe credere… ascolto molto pop, anche cose anni 80 che penso ai nostri fan non piacciano. Ascolto grandi classici, i miei vinili sono tutti classiconi, arrivo agli Arcade Fire come modernismo.
Come descriveresti questi anni trascorsi con i Verdena?
A me sembra di aver dato completamente la gioventù ai Verdena. È da quando avevamo 13 anni che siamo chiusi in sala prove. Non sono mai andato alla domenica al cinema, non sono mai andato fuori con gli amici, non esco il sabato sera. Direi che descrivere questi anni è arduo: anni dedicati esclusivamente alla musica. Dopo l’infanzia abbiamo iniziato a suonare io e mio fratello e non ci siamo mai fermati. Non abbiam fatto una vita mondana. Abbiamo perso molti amici per questo, anche se molti ne abbiamo acquistati nel frattempo. Siamo alla ricerca della perfezione da quando abbiamo iniziato.
Non traspare molto entusiasmo, sembra quasi che ti sia sacrificato…
No, siamo strafelici per come è andata. Siamo ancora increduli. Siamo degli artigiani della musica, e ci è andata bene. Siamo assolutamente felici di come sono andati questi anni. Penso abbiamo fatto bene a proiettarci in sala prove durante la gioventù. Ce l’abbiamo messa tutta. Sappiamo che non succede a tutti e questo ci rende orgogliosi. Direi che siamo saliti sull’ultimo treno utile, quando la tv passava i video e la musica vendeva.
Il volume due è già pronto?
Sì, era già pronto con il volume 1. Ho letto sui giornali che Endkadenz Vol. 2 dovrebbe uscire in estate, invece uscirà tra un paio di mesi, credo per il 5 maggio.
from: ilfattoquotidiano.it