Intervista a Roberta

RIMINI - Anche le rockstar vanno dal commercialista. Becco Roberta Sammarelli in macchina, «sono appena uscita dal commercialista e ora mi dirigo all’Inps», e non diresti che è la scatenata bassista di uno dei gruppi tardorock più famosi del Paese.
Ma chi te l’ha fatto fare di fare la rocker? «La passione». Banale. «Non c’è altro. Avrò avuto quattordici anni, ho avuto una illuminazione: ho visto una band rock femminile e sono rimasta folgorata, mi sono detta, voglio fare questo, il mio sogno è fare questo».
La notizia è che dopo quattro anni i Verdena, band alternativa sotto contratto per un major (la Universal), escono con un nuovo album. Il progetto è complicato perché Endkadenz è uno e doppio: a fine gennaio è uscito il primo volume (tredici tracce, promosse dal singolo Un po’ esageri), in estate uscirà il secondo. «Sono 26 brani totali, in realtà volevamo uscire con un unico album, ma sarebbe stata davvero tanta, troppo musica. Così usciamo con i due “volumi”, a pochi mesi di distanza uno dall’altro». A cui legano due cicli di tour. Il primo volume del disco va in scena venerdì prossimo, 27 febbraio, al Velvet di Rimini (ore 22 si canta; info: velvet.it), un luogo che i Verdena conoscono bene, «ci siamo stati un sacco di volte, quei camerini li abbiamo frequentati parecchio».
Intanto: cosa significa Endkadenz? «Il concetto è di un compositore, Mauricio Kagel. Il quale, come “cadenza finale”, prevede che il suonatore di timpano si getti dentro lo strumento, sfasciandolo. Ci piaceva l’idea del musicista che entra nel suo strumento fino a distruggerlo».
Roberta non è molto carina nei confronti dei colleghi, e questo non può che farci piacere. Quando le chiedi se i Verdena hanno subito particolari influenze musicali, ti dice che «l’influenza più importante dei Verdena per questi dischi sono i Verdena. Ci siamo autoinfluenzati, lavorando tantissimo in studio». Riguardo allo stato della musica italiana, poi, ne sa a pacchi «sui gruppi locali di Bergamo, il mio paese», ma «non ho la più pallida idea di cosa si ascolti in Italia. Sono rimasta a Dente e alle Luci della Centrale Elettrica».
Ti piacciono? «Francamente non mi interessa molto la musica italiana». Signorile. Roberta ne ha anche per il Meeting degli indipendenti a Faenza. «Non ci andiamo perché siamo Universal, ci siamo stati una volta a ritirare un premio.
Ho avuto l’impressione che fosse assai autoreferenziale: siamo certi che il Mei rappresenti davvero quello che succede in Italia?». Non vi resta che il Festival di Sanremo, allora. «C’è poco da ridere: l’hanno scorso c’era Mauro Pagani tra i collaboratori, un amico, e abbiamo rischiato concretamente di esserci. Non avevamo ancora i pezzi giusti. Comunque, se ci andiamo è solo per toglierci uno sfizio, perché i parenti ci guardino in tivù. Ma non siamo in grado di vincere né di vendere. E non ci interessa». Radicale.
(D.B.)
credits: http://www.romagnanoi.it/news/home/1215645/Verdena--la-musica-italiana-non.html
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