venerdì 13 novembre 2015

Verdena: “Gli altri musicisti hanno una vita… noi no!”



Il 2015 per i Verdena è stato un anno campale, e noi abbiamo seguito la band passo passo, fino allo scorso venerdì quando i ragazzi sono tornati all’Estragon per la tappa bolognese della seconda parte del tour di Endkadenz. Il volume 1 era uscito alla fine di gennaio e la band ce l’aveva portato dal vivo ad aprile; il volume 2 è uscito alla fine di agosto e i Verdena lo stanno portando in giro in queste settimane. “Il live di questa nuova tranche è completamente diverso da quello che avete visto, stiamo cercando di cambiare completamente la scaletta”, ci ha detto la bassista Roberta Sammarelli. “Ci saranno anche canzoni vecchie, non s0lo perché questo tour è incentrato sui brani del volume 2, ma abbiamo cambiato le luci”. Non è cambiato invece il quarto membro, Giuseppe “Joseph” Chiara, che ha suonato qualche brano in studio in versione acustica con i fratelli Ferrari e la già citata Roberta: la Universal non ci permette di postare i brani sul sito, ma potrete ascoltare i due live in una puntata speciale di Maps che andrà in onda martedì 22 dicembre.

Avere la band in studio è stata l’occasione per farci raccontare qualcosa del nuovo album: “Ci siamo resi conto che Endkadenz vol. 2 è quello più strumentale, mentre il primo volume è quello più cantato. La scaletta è stata fatta a gennaio da Luca con un criterio ritmico, e casualmente le cose sono andate così”, ha raccontato la Sammarelli. Ci siamo divertiti anche a fantasticare con i nostri ospiti, a cui abbiamo posto una domanda a bruciapelo: “Cosa fareste se non faceste musica?”. Una possibilità davvero remota, visto il momento di smarrimento che ha preceduto le risposte. “Non ci ho davvero mai pensato”, ha detto Roberta. “Io ci penso, invece, e sarei nella merda“, ha dichiarato con un mezzo sorriso Alberto. “Io potrei vendere serigrafie per strada”, ha ribattuto il fratello Luca. “E allora io vado a suonare per strada, faccio le cover dei Beatles”, ha replicato ancora Ferrari sr. A quel punto Roberta si è arresa: “Allora io vado a fare le pulizie“. Quello che aveva un lavoro sicuro era proprio Joseph, che faceva il portiere di notte “Sarà costretto a tornare da suo padre, dicendo ‘Papà avevi ragione, il rock and roll non è il futuro‘” l’hanno canzonato i ragazzi.

Nell’intervista che potete ascoltare sotto, abbiamo parlato anche del passato. “Da Requiem in poi non ho problemi a riascoltare i nostri album. Chiaramente ci sono delle cose che rifarei completamente, soprattutto riguardo alla produzione e alla voce, ma un tempo i primi tre dischi mi davano molto fastidio”, ha dichiarato Alberto, aggiungendo però che una canzone arcinota e arcisuonata come “Valvonauta” gli piace ancora, anzi, “è la mia preferita del primo album”. Ma a sorpresa il pubblico vuole pezzi più strani: “I fan di Solo un grande sasso sono quelli che fanno più richieste”. Quelli strani, però, sono i Verdena stessi: “Siamo qualcosa di molto strano, unico nella musica italiana. Abbiamo compiuto un percorso diverso da tanti gruppi, qualcosa di stabile – nonostante le distruzioni e le ricostruzioni – che dura dal 1999, a differenza delle tante comete che brillano ai giorni nostri”, ha ipotizzato Roberta. E se il punto fosse – banalmente – il dedicarsi completamente alla musica. “Penso che quello lo facciano tutte le band”, ha risposto Alberto. “Non ha senso che non si faccia una cosa del genere, non è rara”. Ma il parere di Roberta è opposto: “Io non conosco molte band che abbiano quest’approccio”, ha raccontato la bassista. “Gli altri hanno una vita, noi no”.

http://www.radiocittadelcapo.it/archives/verdena-endkadenz-vol2-intervista-167339/

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