mercoledì 16 settembre 2015

Intervista a Luca



Foto di Matteo Scalet | Articolo di Giada Maerjld

Cosa ci racconta ENDKADENZ in più, secondo voi, rispetto agli altri dischi per chi vi segue dagi albori?

Non so cosa racconta in più…. è sicuramente un’altra roba, rispetto ai primi lavori abbiamo probabilmente capito meglio le dinamiche e siamo senza dubbio molto più pignoli sui suoni; c’è molto lavoro dietro. Secondo noi tra 3-4 dischi ne facciamo uno proprio da paura; ci sono delle cose da sistemare, un disco lungo come questo speriamo di non farlo più ad esempio, solo che ad un certo punto è diventato impossibile tagliare dei pezzi ed è diventato un due volumi…. dura 40 minuti in più di Wow. Ad ogni disco cresciamo un po’ di più. In ogni caso noi ci lanciamo dentro e suoniamo. Improvvisazione.

Conoscevate il SotAlaZopa? Cosa pensate dei festival italiani e cosa manca?

No, non lo conoscevamo, non abbiamo mai suonato in queste zone, anche se io personalmente le conosco abbastanza. I festival italiani sono in realtà molto belli, il punto è che spesso non si possono nemmeno chiamare così, perchè la gente non partecipa quasi mai dal pomeriggio, arriva per il gruppone e poi va via. Forse anche per questioni teniche tipo che devono lavorare, ma credo anche per una questione culturale. C’è da dire poi che il rock non è così potente in Italia, ormai gruppi buoni e organizzatori in gamba ci sono anche qui, ma non abbiamo una scena rock forte come in altri paesi. Io stesso, se ci penso, non sono uno che va ai festival alle due del pomeriggio ed entra gran che nell’atmosfera.

E ci andate ai concerti? Pochissimo, quasi non mi ricordo l’ultimo. Ah beh, quest’anno un concerto che mi è piaciuto un sacco sono stati i King Khan & the Shrines… molto strano eh!

Avete fatto per caso pace con la musica italiana?

Mmmmmmmmmh…… ascoltiamo tanta roba underground, gruppi piccoli che magari ci lasciano i demo. Oltre alla scena bergamasca, ascoltiamo anche un sacco di altra gente che conosciamo andando in giro. C’è un sacco di gente che suona davvero bene. Quindi cosa ascoltate? Beh a me piacciono un sacco gli Uncle Acid negli ultimi anni, che sono un gruppo di Cambridge che fa metal rock. In macchina, specie ora che siamo in tour, ascoltiamo soprattutto robe storiche: Zz Top, Beach Boys, Paul Mc Cartney. Di moderno non molto, ammetto che non siamo attentissimi alle novità, alla Roby le piacciono gli Arcade Fire.

Com’è stato tornare in tour dopo tanto tempo? Come gestite l’ansia e lo stress?

Beh, il tour provoca sempre un po’ di panico. Non la gestiamo l’ansia, speriamo che vada bene e basta, l’importante è suonare al meglio. Finite le date estive ci metteremo a studiare i pezzi nuovi per portarli in tour, non vedo l’ora di cambiare scaletta. La voglia di ripartire era ed è tanta, quando sei in giro che suoni non vedi l’ora che sia il giorno dopo per suonare di nuovo, ci pensi tutto il tempo, soprattutto se la sera prima hai sbagliato qualcosa.

Ho letto che spesso le canzoni che vi chiede il pubblico non sono quelle che vorreste fare voi. Come vi influenza questo?

Eh beh si, un pochino ci influenzano è normale. Dobbiamo per forza pensare cose tipo: “che cazzo, quella dobbiamo suonarla!”, sempre nei limiti però, se non abbiamo voglia non la facciamo e basta. Ogni disco porta con se un pubblico molto diverso, quindi difficile da accontentare, c’è chi pensa che “Il Suicidio dei Samurai” sia il disco del secolo, chi lo pensa di “Requiem”. L’idea per questo tour è comunque avere uno scheletro abbastanza fisso, che poi rivediamo ogni sera; vogliamo tirare fuori tante cose ora che inseriremo anche il volume 2, il problema è che essendo in tour non è facile studiare i nuovi pezzi. Stiamo anche pensando, con calma, magari a fine fine tour, di fare un concerto solo di b-side o robe vecchie. Sarebbero da ristudiare un pò i pezzi… vedremo… ci piacerebbe.

Ok prima di lasciarti andare, cosa non vi chiedono mai nelle interviste che avreste sempre voluto dire?

Cazzo! con queste cose faccio fatica io. Ti posso rispondere a tutte le cose tecniche che vuoi, quelle mi riescono facili, sono le cose su cui mi concentro. Comunque ragazzi è stato bello arrivare qui, con il palco davanti a queste splendide montagne, peccato che non vedremo nemmeno l’alba, visto che domani suoniamo a Senigallia
http://www.rockon.it/musica/interviste/intervista-ai-verdena-sotalazopa-festival-2015/

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