martedì 5 luglio 2011

Roberta su Tgcom


Roberta Sammarelli: "Rifare l'Inno di Mameli? In chiave hard rock..."

Dal disco alle oltre 50 date dal vivo sembrate inarrestabili...
Coi concerti abbiamo intenzione di andare avanti anche in autunno. Nei club è stata un po' una sorpresa, c'è stato il sold-out quasi ovunque e non ci aspettavamo una cosa del genere. Ora è da poco partita la turnée estiva ed è iniziata bene, insomma siamo veramente felici!

Quattro anni di lontananza dalle scene devono essere stati un calvario per degli animali da palcoscenico come voi...
Ci è mancato parecchio il live, ma abbiamo scelto di non suonare finché non avessimo avuto qualcosa di nuovo da proporre. Ci siamo concentrati totalmente sul disco. Abbiamo tenuto duro ed è stata la scelta migliore. L'ultimo anno e mezzo è stato logorante. Non riuscivamo più a mantenerci e abbiamo dovuto tirare la cinghia. Adesso? Diciamo che campiamo! Siamo riusciti a saldare i debiti, la cosa più gravosa che avevamo.

Quali sono state le serate migliori finora?
E' dura scegliere... Le emozioni sono state tante da gennaio a oggi, all'inizio l'adrenalina era mista ad ansia perché le prime date sono sempre più cariche di nervosismo. Le migliori? Al Sud sicuramente: Roma, Napoli, la Sicilia... Quando una data è speciale te ne accorgi subito perché succede qualcosa di magico, uno scambio di energia che è come una pallina da tennis: noi la buttiamo addosso al pubblico e il pubblico ce la ributta indietro sul palco. Quando capita è una bomba, un'emozione bellissima!

Siete in giro dalla fine degli anni Novanta quando con "Valvonauta" alla critica piaceva tanto definirvi i "Nirvana italiani". Eppure la popolarità che vi ha permesso di uscire dal guscio dell'indie rock è scoppiata solo di recente. Come mai?
Ce lo siamo chiesti per tanto tempo... In realtà non c'è un'unica risposta, però quello che pensiamo è che adesso, dopo dieci anni che siamo in giro, stiamo raccogliendo i frutti di quello che abbiamo seminato all'inizio di questo lungo percorso.

Che differenze ci sono nel tour estivo rispetto ai concerti nei club?
Noi c'impegniamo sempre a cambiare la scaletta e ovviamente il nuovo live sarà totalmente diverso da quello che avete visto e sentito fino adesso. Saremo sempre concentrati su "Wow!" e la sua track-list, ma cerchiamo sempre di variare anche nella scelta dei brani vecchi.

Come mai i vostri pezzi storici, quelli dei primi tre album per intenderci, trovano pochissimo spazio dal vivo? Da "Verdena", "Solo un grande Sasso" e "Il suicidio del samurai" al massimo regalate due brani a serata. Molti spettatori alla fine restano forse un po' delusi...
Preferiamo dedicarci alle cose recenti, alla musica che abbiamo voglia di suonare. Siamo sempre stati una band che deve sentire quello che fa, noi ci sentiamo veramente più nostri gli ultimi due lavori, "Wow" e "Requiem". Siamo coerenti con quello che facciamo, siamo sinceri. Ci sono un sacco di pezzi del nostro repertorio che i nostri ascoltatori ci richiedono continuamente, però, se non li non sentiamo più, non riusciamo poi a suonarli, d'altronde lo faremmo in maniera meccanica e senza cuore, quindi preferiamo evitare.

Venerdì 8 giugno vi aspetta una data importante, quella del Traffic Festival di Torino, quest'anno dedicato ai 150 anni dell'Unità d'Italia. Sul palco vi esibirete con la mitica PFM...
Non ci siamo mai conosciuti dal vivo, anche se ovviamente sappiamo la loro storia e l'importanza che hanno avuto per il rock italiano anche grazie ai racconti che ci faceva Mauro Pagani all'epoca della registrazione di "Solo un grande sasso". La scelta del brano – "Maestro della voce" - in realtà è partita da loro. Lo abbiamo ascoltato, ci è piaciuto molto e dovrebbe venire fuori qualcosa di bello.

In tema di Unità d'Italia, avresti mai il coraggio di riarrangiare l'Inno di Mameli?
Io lo stravolgerei in chiave hard rock...

Rita Ferrari

http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/1014612/i-verdena-accendono-il-traffic.shtml

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