
'Ogni minuto che passa è astratto. Le facce iniziano a subire metamorfosi...'
La data al Viper di Firenze, il Venerdì sera, è andata bene, almeno per ciò che mi è rimasta più impressa, ovvero le acrobazie di Alby. A volte, tra tutte queste date, faccio fatica a ricordare i particolari, ma andando a ritroso, o per associazioni, riesco con tutta onestà molto difficilmente, a ricostruire una serata. Le serate sono suddivise nella mente in blocchi settimanali. Almeno per il sottoscritto.
Arriviamo. Se non ricordo male ho passato il viaggio in furgone con Luca e tutta la Crew, mentre Alby e la dottoressa Sammarelli arrivano in macchina.
Ogni volta che entro nel locale, solitamente dalle entrate di sicurezza di fianco al palco, vedo la sala prendere il volo, una visione che racchiude in se la consapevolezza che tra poche ore ci sarà un sacco di gente, si, esattamente qui dove mi trovo ora e capiteranno cose, in poco più di due ore di show che non si possono immaginare.
Io e Luca sondiamo il palco, davanti, immaginandoci dove andranno posizionati gli strumenti e quindi, prendiamo confidenza con la situazione. Ogni volta per me, è imparare, da piccoli gesti che, per i ragazzi, sono quotidianità. Le casse spia sono posizionate laddove il nostro fonico, Davide Perucchini, ne ha fatto richiesta nella scheda tecnica inviata al locale con minuzia di particolari, per garantire l'adeguata strumentazione che occorre allo show. Roberta ha 2 spie, Alby ne ha 2, Luca ha il suo bel Drum Field ( in gergo spia molto potente ) con subwoofer, io ne ho una. Quindi inizio ad aggirarmi nervoso per il palco, pensando se non esagero troppo, dalla mia posizione, a richiedere 2 spie a mia volta. Fermo in nostro tour manager, Nicky Collu, sempre indaffarato. Vengo accontentato.
Alessio Demeo, il Backliner, ovvero colui che si fa un culo per tre (senza togliere niente agli altri), inizia l'operazione di apertura/posizionamento/check degli strumenti. In poco più di mezzo'ora, quando i ragazzi sono in forma, il palco è montato, comprensivo di: Pianoforte e tastiera di Alby, amplificatori e pedaliera di Alby, amplificatori e pedaliera di Roberta, il mio amplificatore, pedaliera e tastiera. Alessio inizia ad accordare le chitarre. Arriva il momento peggiore, il palco è montato, ma i tecnici forniti dal locale devono ancora iniziare a posizionare i microfoni. Bene, servono almeno due ore. Dopodichè inizia il soundcheck. In queste due ore nel migliore dei casi ci si rilassa, si fanno due chiacchere; ma Alberto e Roberta solitamente hanno le interviste. Mi chiedo come facciano, loro due, stremati dal viaggio, a trovare le forze per rispondere, alle solite 10 domande di routine, ma a detta di Alby, è un impegno rilassante, quasi un mantra. Sarà...
Luca nel frattempo, quasi sempre, monta la sua batteria tutta da solo, guai chi lo facesse al posto suo, lui deve farlo da solo. E' per questo motivo che viaggia spesso separato dagli altri, per arrivare prima. Così facendo di solito schiva le interviste, chissà se è tutto calcolato o se è solo un caso... Io penso semplicemente per zelo.
Il checksound dura solitamente un'ora. Alby parte dal piano e segue tutte la fasi del lavoro, lascia spazio a tutti per gestire i suoni di cui hanno bisogno, poi si dedica a particolari per lui molto importanti che non sto a specificare, ma interessanti da imparare ogni volta. Poi passa alla chitarra e inizia così la fase in cui prende più confidenza con il palco, il suo strumento. La pressione sonora che c'è sul palco viene percepita in questo modo da tutti e tre i ragazzi, che capiscono in un attimo, data l'esperienza, se quel determinato stage suonerà bene oppure no, in modo tale da potersi lasciare andare ad una buona performance per il pubblico. Personalmente mi piace il soundcheck, da quel momento so che umore ci sarà per tutta la serata e anche perchè cerco di migliorare ogni volta qualcosa.
Questo è sinteticamente circa ciò che succede prima di ogni concerto.
Siamo nel camerino. Manca poco.
Ogni minuto che passa è astratto. Le facce iniziano a subire metamorfosi, uno per volta Alby si toglie uno strato del vestiario che ha addosso. Roberta inizia i suoi esercizi ginnici rilassanti. Luca sembra in pace, ma in realtà è intimamente in comunione con la sua sensibilità, ciò vuol dire avere una vulnerabilità tale da percepire tutte le vibrazioni per poi esplodere. In Alby l'energia cresce proporzionalmente all'adrenalina che sviluppa in corpo, potrebbe lasciarsi prendere dal panico ma doma gli impulsi, piegandoli ai suoi scopi. Anche Alby si fa aiutare da un altro espediente: per mezz'oretta buona si perde in esercizi vocali, dopodichè finiti quelli passa ad una pratica simil-Joga anche lui, ovvero sibilare una S lentamente a polmoni aperti, andando avanti così finchè saliamo sul palco. A volte, se la situazione lo richiede, Alby interviene e tira su il morale facendo qualcosa di stupido, personalmente apprezzo molto questi gesti e penso sicuramente anche Luca e Roberta; In realtà c'è ansia e si percepisce a distanza. Nessuno osa entrare in camerino, per mezz'ora siamo noi 4 rinchiusi in un'unica stanza e condividiamo tutti solo una cosa, ed è il momento che preferisco in assoluto. In questi momenti succede quella cosa che io chiamo catarsi. Può essere, in base alle circostanze, di sentirsi tutti vicini o tutti lontani, ma non si scappa, siamo chiamati a fare ciò per cui siamo nati, è complicità.. Qui si parla di tre cavalli di razza ragazzi miei.
Ma questa è un'altra storia...
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