martedì 5 luglio 2011

Il diario del tour: la data tipo di Alberto Ferrari



Non c'è nulla di più gratificante per dei musicisti, da quattro anni chiusi in un pollaio a giocare senza sosta con gli strumenti, di una (in)sana tournè, nulla di più liberatorio, specialmente se inaspettatamente di fronte ci sono vasche piene di persone in ascolto. L'ansia da performance però in noi persiste, da anni ormai. Giochi di gruppo con la crew nascono per vincere la tensione, tante battutine fredde per ridere un po' a caso, tutti diventano un personaggio comico con un proprio ruolo, domande a go go, a che ora? Che ora è? Quanto manca? Gesti 'similscaramantici' perchè vada tutto bene. Praticamente il fatto che ogni cosa vada bene è al centro di tutte le preoccupazioni. Già dalla mattina ad esempio io (ma anche gli altri, tutti gli altri) sono già al locale con la testa e penso subito alle mie energie e al mio stato mentale specialmente se è un po' che sono in giro. Dormire è fondamentale per arrivare sul palco e suonare spensieratamente, ma non è sempre così, anzi quasi mai, e allora è una vera battaglia, senza controllo, in cui si cerca in tutti i modi possibili di rendere tutto fluido e potente comunque. Amo la determinazione che si scatena in noi in queste situazioni e quasi preferisco essere stanco.

Non ci sono molte altre parole da spendere sulla vita da musicante ambulante in giro per l'italia, e non mi va di raccontare qualche storiella “rock n' roll” discriminante... Ne avrei da dire ma non voglio. Ripensando ad alcune situazioni, alcune date, viaggi, ecc ecc, il ricordo della giornata in se è nero, come se non avesse alcun senso di vita, un momento macchinoso autistico, ma con una bella macchia bianca sul fondo che identifico subito come unico momento veramente vissuto della giornata, il concerto.

http://www.rollingstonemagazine.it/magazine/articoli/verdena-il-diario-del-tour-la-data-tipo-di-alberto-ferrari/40061

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