venerdì 4 febbraio 2011

Intrervista a Luca

http://www.freequency.it/interviste/2626/verdena-wow-uno-spiraglio-di-luce/
Verdena: Wow! Uno spiraglio di luce

È vero che i Verdena non amano molto farsi intervistare?
Generalmente i prediletti per le interviste sono Alberto e Roberta, per cui bisognerebbe chiederlo a loro. A me non sembra che sia così; a volte le loro risposte sono laconiche, semplici e questo ha favorito questa diceria. Certo quando poi i giornalisti ci fanno domande mistiche sicuramente non diamo le risposte pretenziose che si aspettano! Mica leggiamo poeti e scrittori intellettualoidi: siamo musicisti e basta.

Lo sapevi che su Facebook è stata creata una pagina che lamenta la tua assenza dalle interviste?
Davvero? Mi diverto quando mi prendono in giro. Comunque quelle poche a cui ho preso parte le ho fatte volentieri. Mi imbarazzano le interviste televisive, troppe telecamere puntate addosso. Per quest'anno mi sono ripromesso di farne di più. Ai ragazzi che hanno creato questa pagina rispondo che un giorno o l'altro la faccio io l'intervista a loro. La sfida è aperta!

I Verdena sono realmente così liberi e anarchici come appaiono?
Siamo liberi e senza problemi. Musicalmente facciamo quello che vogliamo. Così è stato per questo disco e così è stato per i precedenti.

Eppure lavorate per una major.
Sì. Però già dal secondo disco, pur avendo delle riserve iniziali, hanno capito che dovevano lasciarci carta bianca. Si sono resi conto che le nostre idee erano coerenti con le esigenze del pubblico. Per quanto ci riguarda la casa discografica si impone quando si tratta di scegliere il singolo di lancio, ma quello è ok. Se poi il disco va bene sono tutti allegri e con il sorrisone stampato in faccia; se invece va male, tanti saluti. Sono dell'opinione che i fan sanno riconoscere le composizioni autentiche di un artista.

Oggi ha qualche utilità promuovere i dischi?
A qualcosa serve. Pensando anche ai gruppi che muovono i primi passi, qualche intervista su riviste o siti internet non fa mai male. Però è innegabile che attualmente è sfuggito un po' tutto di mano, troppi input. Personalmente sono rimasto ancora al 1997, a quando compravo le riviste specializzate per scovare recensioni, interviste e scegliere cosa comprarmi.

La tua opionione sulle nuove leve della scena alternativa italiana.

Noi siamo da sempre molto sensibili alle nuove voci. Abbiamo tre gruppi della nostra città, Bergamo, che porteremo dal vivo con noi: gli Spread, i Sakee Sed, i Torquemada. Tra coloro che si stanno facendo un nome nel panorama nazionale mi vengono in mente Il Teatro degli orrori, sono quelli che ho approfondito meglio. Li ho visti dal vivo un paio di volte e li trovo molto interessanti. Le Luci della centrale elettrica li ho sentiti per la prima volta l’altra sera, I Ministri o Beatrice Antolini li conosco superficialmente. Non sono molto aggiornato, forse sono più esperto di gruppi in erba. Ci sentiamo ancora legati all’underground, anche se oramai non ne facciamo più parte.

Se non siete un gruppo underground, allora come vi definite?

Siamo troppo mainstream per i veri gruppi underground, e siamo poco mainstream per i veri mainstream. Non facciamo parte di niente!

Allora qual è il fattore che vi ha permesso di emergere a differenza dei vostri colleghi in erba?
Forse l’opportunità di iniziare da giovanissimi. Quando avevamo 15 anni abbiamo veramente esplorato territori nuovi e ci siamo immersi subito nel rock in lingua italiana. Siamo arrivati al primo disco dopo aver realizzato due demo in italiano, a differenza degli altri che spesso partono con l’inglese. L'Albi (Alberto, voce e chitarra, ndr) ha poi forgiato una sua metodica nella scrittura dei testi che fa la differenza.

La copertina di Wow suggerisce un odore di vinile, e il concetto è rafforzato dall’indicazione nostalgica “stereo”.

L’abbiamo messa perché originariamente sulla banda superiore dovevamo scrivere Verdena a sinistra e il titolo dell’album a destra. Siccome Wow è diventato il logo che caratterizza tutta la facciata, era rimasto uno spazio libero. Abbiamo sfruttato l’occasione per fare questa citazione vintage, proprio come si faceva un tempo con i dischi. A pochi giorni dalla sua uscita possiamo dire che il disco sta andando oltre ogni aspettativa e la stessa cosa vale per il tour. Ma tra il consenso della critica e quello del pubblico non esito a dare più importanza ai secondi. Questo perché la nostra priorità è sempre fare dei bei concerti, ed è in questi contesti che vivi l’approvazione diretta dei tuoi estimatori. Per noi la differenza non la fa il numero di persone sotto al palco, ma l’energia che riusciamo a generare quando le condizioni sono ottimali. Se, al contrario, già il soundcheck va a puttane, allora tutta la serata sarà compromessa.

La casa discografica ha opposto resistenza all’idea del doppio album?
Il disco è diventato doppio strada facendo, non era nelle nostre intenzioni, ma avevamo tante idee. All’inizio la Universal non era favorevole a questa scelta, preferiva inserire tutto in unico cd, ma gli abbiamo fatto capire che dividere l’album in due rendeva tutto più fruibile.

Si può desumere che la maggiore solarità di Wow sia il riflesso di un mutamento nella vostra vita privata?
Magari sì. Potrebbe essere, ma chi lo sa? Secondo l’Albi ci è uscito così come reazione a Requiem, un album duro. Abbiamo voluto prendere una strada nuova, ma è anche vero che non ce lo siamo imposto, è venuto naturale. Io stesso mi sorprendo di come sia uscito: la potenza c’è sempre, ma è sicuramente un disco più pulito. Sullo strumento ho cercato di essere più secco usando meno i piatti della batteria, a differenza dell’album precedente in cui spesso li registravo a parte per evidenziarli. Ho cercato di seguire la voce, mentre in Requiem molti brani prendevano spunto dai miei groove. Abbiamo cercato la luce, non so se l’abbiamo trovata. È come uno spiraglio in cima a una piramide.

3 doppi album storici preferiti di Luca Ferrari:

Timothy's Monster — MOTORPSYCHO


Ho ancora oggi la cassetta su cui me lo registrai anni fa e non mi sono mai comprato il cd! Quel nastro l'ho divorato, è davvero un miracolo che sia ancora integro. La durata è di oltre 90 minuti, infatti credo di aver dovuto sacrificare qualche canzone proprio per farcelo entrare.

The Beatles (White Album) — BEATLES


Se si parla di doppi storici non si può prescindere dai quattro ragazzi di Liverpool. Devo ammettere che sono diventato un beatlesiano in età avanzata, e di riflesso, per merito di mio fratello Alberto che mi ha fatto una testa così con la loro arte. E gliene sono grato.

Physical Graffiti — LED ZEPPELIN

Forse non è uno dei loro migliori album, ma i Led Zeppelin me li sono sparati in vena per lunghissimo tempo. Questo doppio probabilmente ha un andamento altalenante, ma ci sono pezzi pazzeschi come In The Light. E poi "Bonzo" è il mio punto di riferimento (il batterista John Bonham, ndr), anche se io a confronto mi sento una cacchetta!

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