sabato 29 agosto 2015

Jaguar rotta + occhio nero


Stasera i Verdena suonano a Torino se qualcuno ha una jaguar da prestare ad Alberto ve ne saranno grati.

Aggiornamento: il video dell'incidente

venerdì 28 agosto 2015

Facce da ragazzi morti
































Facce da fan - From Instagram
(se qualcuno dei presenti nelle foto volesse essere rimosso me lo faccia sapere e provvederò)

Intervista ad Alberto per rockol.it

‘Muratori del rock’. Alberto Ferrari dei Verdena racconta il cantiere aperto di “Endkadenz Vol. 2”

Ci sono tre concetti che mi sembrano centrali riguardo a “Endkadenz”. Il primo è quello di distorsione. Persino la tua voce suona effettata. È come se la musica fosse così intensa da mandare il suono in sovraccarico.

Abbiamo attaccato tutte le distorsioni possibili e abbiamo composto il disco con questi suoni in cuffia. Vedi, il suono viene prima dei pezzi. L’album prende i colori dal sound, non solo dalle emozioni che esprime.
 
E com’è nata quest’idea?
Dal fatto che ci hanno regalato molti pedali. E poi avevo visto gli Aucan usare una pedaliera sulla voce con la quale facevano di tutto, anche i controcanti. Ci siamo armati di tutta quest’attrezzatura e abbiamo fatto il disco. Niente di pensato. Come sempre, iniziamo a caso per poi ottenere un disco con un colore che non possiamo più cambiare.
 
Il secondo concetto è quello d’istinto musicale. Ovvero, mi pare che queste canzoni, sia nel loro sviluppo a volte imprevedibile, sia negli arrangiamenti seguano logiche istintuali. Date l’impressione di essere alla caccia di quel che è giusto per la canzone in una sorta di ricerca guidata dal puro istinto…
È esattamente così, non saprei dirlo meglio.
 
Perciò non seguite assunti, idee o preconcetti…
No no, questo disco è stato scritto direttamente in sala prove. L’idea era essere il più possibile istintivi.
 
Proprio pensando a questo ho scritto che “Endkadenz” è un cantiere aperto…
Anch’io la vedo così. Siamo bergamaschi e quindi un po’ muratori del rock. Più andiamo avanti e più siamo così: è tutto in costante costruzione. È un modo per cercare nuove vie rispetto al passato.
 
È ciò che rende la musica più avventurosa, no?
Esatto, è la nostra intenzione. Vogliamo che chi ascolta si diverta. E poi più andiamo avanti, più siamo lenti nel fare i dischi.
 
Questa lentezza è solo una condanna o anche un fatto positivo, un tratto caratteristico del vostro carattere di gruppo?
Entrambe le cose. Il problema è la mole di materiale. Avevamo 400 pezzi all’inizio, in certi momenti è stato snervante.
 
Ci sono altre canzoni finite nate da quelle 400 idee, oltre alle 26 che avete pubblicato?
No, perché le bobine sono preziose, devi essere preciso, non puoi spendere troppi soldi: durano 30 minuti, costano quasi 500 euro l’una, bisogna farsele spedire dall’estero. Una volta che scegliamo i pezzi, li finiamo… e le altre idee non sviluppate se ne vanno affanculo. E poi le bobine si rovinano se le ascolti, quindi è meglio riascoltarle il meno possibile. Il bello della bobina è che ci costringe ad essere stretti, sennò ciao, se usassimo il digitale non finiremmo mai. Però i cd con le idee che non abbiamo sviluppato sono interessanti, divertenti da ascoltare…
 
Il terzo concetto legato a “Endkadenz” è quello di schizofrenia. Sembra quasi che i due album siano governati dal disordine.
Esatto. Abbiamo cercato di portare i pezzi da qualche altra parte buttandoci dentro riff e parti vocali. Alcuni sono jam. Il “Waltz del bounty” è esattamente come l’abbiamo jammato, un po’ come “Inno del perdersi” sul primo volume.
 
Ecco, “Waltz del bounty”: è una chiusura quasi opposta da quella cupa di “Funeralus”.
È un pezzo folk andante, quasi allegretto. È in maggiore, una cosa rara per noi.
 
Mi puoi dire qualcosa di “Colle immane”, che è stato scelto come pezzo per lanciare il volume 2?
È l’unico brano non schizofrenico del disco, ha una struttura pop strofa-ritornello. Il regista Donato Sansone sta curanto il video. Noi non vi appariamo nemmeno, non avevamo tempo. È un video d’animazione fatto in tempi record, una decina di giorni.
 
Nel secondo “Endkadenz” Marco Fasolo dei Jennifer Gentle produce “Identikit”…
Ha sconvolto il pezzo rispetto a com’era all’inizio. Dal vivo la facciamo com’era una volta, una sorta di metal acustico. L’idea di mettere dentro tutti quegli strumenti è stata di Marco. Li ha portati lui da casa sua.
 
Fasolo potrebbe funzionare come produttore di un intero album dei Verdena, no? Voi fate tutto da soli, non avete mai preso in considerazione l’idea di affidarvi a un produttore esterno?
È una cosa a cui a volte pensiamo, ma dovremmo arrivare in studio con l’album pronto, mentre sinora i nostri dischi sono stati work in progress. Probabilmente accadrà sul prossimo, ma in questo momento non ho le idee chiare, c’è di mezzo la tournée. Da Marco ho imparato tantissimo. Mi piacerebbe rifare qualcosa con lui.
 
Tra i momenti eccentrici mi piace la coda di “Dymo”. Mi ha ricordato certe colonne sonore anni ’60.
Inizialmente c’erano solo piano, batteria e basso. Poi l’abbiamo stratificata mettendoci sopra tanta di quella roba… La coda mi ricorda le vecchie pubblicità anni ’70 e qualcosa di “Anima latina” di Battisti. Tutte cose non volute: ci stupiamo anche noi della piega che prendono le canzoni.
 
In quello e in altri pezzi dell’album appaiono molti strumenti, ma non sono sempre riconoscibili o udibili. Sono come camuffati. È voluto?
Sì, affossiamo sempre le sovraincisioni per non snaturare l’idea di fondo del pezzo, che nasce in sala prove con tre strumenti, e per non avere difficoltà dal vivo dove certe canzoni sarebbero improponibili. È vero, teniamo tutto abbastanza nascosto.
 
In Italia, forse per via dell’influenza del cantautorato, il rock ha spesso dato molto peso ai testi, che si ritiene debbano essere importanti. Voi prediligete il suono delle parole rispetto al senso. È un fatto intenzionale o istintivo?
Scrivo i pezzi in un inglese maccheronico, anzi nemmeno inglese, è una cosa strana, tipo inglese-arabo. Però ogni volta che riprovo la canzone i suoni si ripetono, ci sono le stesse lettere esattamente negli stessi punti. Verso la terza prova inizio ad affinare il testo. A quel punto suona così bene, così adatto alla musica, che non posso che ricalcare in lingua italiana la fonetica dell’inglese maccheronico, riprendendo tutte le lettere lì dove sono, le “s” o le “t” nei punti giusti. È anormale, ma lo faccio da sempre. Solo che ai tempi di “Solo un grande sasso” ci mettevo 2 minuti a canzone, oggi ci metto un mese.
 
Il suono dell’italiano ricalca quello dell’inglese, quindi?
Sì, ma allo stesso tempo cerco di non dire cazzate. Non voglio dire cose troppo importanti, per non distogliere l’attenzione dalla musica, ma nemmeno troppo insensate. O meglio, sui pezzi rock non mi spiace essere completamente insensato, su quelli acustici mi piace seguire una linea.
 
Nella tua testa quindi, alcune canzoni hanno un senso, altre meno…
Sì, alcune sono basate su giochi di parole, altre hanno una logica. Ma non scrivo mai a caso. Ogni singola lettera che mi senti cantare è stata studiata profondamente e provata più e più volte. Sai, è la prima volta che spiego per bene questa cosa e a pensarci è inspiegabile. I testi devono avere una coerenza, ma probabilmente questa coerenza è solo nel mio cervello.
 
Mi puoi fare un esempio tratto da “Endkadenz Vol. 2”?
Fammi pensare… In questi giorni stiamo provando un pezzo, non so come si chiama, la traccia quattro…
 

Un blu sincero”.
Quello. Ricantandolo mi è sembrato di parlare con una specie di Dio, di fargli domande sulla sua esistenza.  

Non l’avrei mai detto…
Anch’io l’ho capito solo in questi giorni. Ho una sensazione e cioè che nei testi parlo sempre e solo di amicizia e amore. Nei primi dischi parlavo anche di sesso, ora mi sembra di cantare sempre di legami che iniziano o finiscono. C’è qualcosa che non va in me, ma non riesco a capire cosa. È come se vedessi il mio inconscio e cercassi di spiegarlo nei testi, ma ovviamente non si capisce un cazzo. Ho un inconscio molto confuso. Ma sento che sulla nostra musica questa cosa ci sta.

Con Roberta e Luca parli dei testi?
No, in sala prove si parla solo di suoni, si discute se una frase suona bene o male, non si parla del senso delle canzoni. Però è come se loro capissero quello che voglio e perciò volessero aiutarmi.
 
Una curiosità: l’Ozzy di “Natale con Ozzy” è Osbourne?
In realtà è il nome del mio gatto, che effettivamente si chiama così per via dei Black Sabbath. Comunque il titolo l’ha scelto Luca.
 
A quanto pare le opinioni su di voi sono polarizzate. Qual è, se c’è, il maggiore equivoco che riguarda i Verdena?
Forse questa cosa dei testi, la pretesa che debbano raccontare qualcosa.
 
Il tour continua, ma puoi fare un primo bilancio?
Non credevo che ci fosse ancora gente disposta ad ascoltarci, anche giovane.
 
Quanti pezzi suonerete del volume 2?
Conoscendoci, direi nove o dieci. Tratteremo il primo “Endkadenz” come un disco vecchio e faremo tutto come se succedesse di nuovo, da capo, tornando nelle città dove siamo già passati col volume 1.
 
Dopo “Endkadenz”, che segue altri due lavori mastodontici come “Wow” e “Requiem”, percepisco la necessità di un cambiamento. È così?
A manetta. Quei tre dischi li vedo come una sorta di ciclo. Ora deve succedere qualcosa di forte nella nostra musica affinché possiamo continuare a migliorarci.
 
Vedi qualcosa all’orizzonte?
Ancora no, ma la voglia di cambiare i connotati del gruppo è tanta. Vorremmo uscire da quel buco della nostra sala, ad esempio. Durante i giorni liberi tra una data e l’altra abbiamo già cominciato a scrivere qualcosa. Gli strumenti sono sul furgone e perciò stiamo suonando quel che è rimasto in sala, robe stranissime tipo le custodie degli strumenti microfonate dall’interno o l’iPad usato in modo assurdo. Viene fuori roba strana. È un bene.
 
(Claudio Todesco) from: http://www.rockol.it/news-646199/verdena-endkadenz-nuovo-album-intervista-alberto-ferrari?refresh_ce


 
 

Colle Immane, il primo singolo di Endkadenz Vol.2

Si intitola "Colle immane" il primo singolo estratto dal nuovo album dei Verdena, il secondo capitolo che segue "Endkadenz Vol. 1", in uscita il 28 agosto. Racconta il regista Donato Sansone Ponnidù: "È un video che parte dall'idea di 'scarabocchiare' foto esistenti animandole e creando un mondo parallelo.
Lo facevo fin da bambino, sulle pagine dei giornali. La storia, chiamiamola così, è semplice e nasce da una chiacchierata telefonica con Roberta e Alberto. Quando ho chiesto ad Alberto se il pezzo avesse un risvolto personale mi ha risposto: 'Ho sempre pensato che questo testo parlasse di un uomo al fronte con un mitra in mano e tutti i proiettili che lo sfiorano e ne sente il rumore e l'odore e vede il terreno dietro frantumarsi dinanzi a sé'.
A quel punto mi è stato chiaro cosa fare. Si tratta di un momento in cui anche lui sarebbe stato costretto a sparare".

From: http://video.repubblica.it

Esce “Endkadenz vol.2″ e i Verdena hanno qualcosa da dirvi!




Il trio bergamasco ha registrato un video-messaggio per i lettori di Rolling Stone. E dal 30 agosto terrà un mini-tour acustico nei negozi.
 

Per vedere il video clicca qui: Video

From Rollingstone.it
Domani sarà in tutti i negozi "Endkadenz vol.2", l'attesa seconda parte del nuovo disco dei Verdena che segue l'uscita del vol.1 dello scorso 27 Gennaio. Parliamo di "nuovo disco" al singolare perché Endkadenz Vol. 1 e Vol. 2 sono, di fatto, un unico album, scritto nell'arco di tre anni. Come al solito non si tratta di semplici canzoni, piuttosto è un diario peculiare in cui tutto racconta l'universo Verdena e la loro ricerca estenuante di un’aderenza perfetta fra ispirazione ed espressione.
È con molto piacere che vi presentiamo in esclusiva un estratto da "Endkadenz Vol.2", "Caleido". 

Qui: www.rockit.it

Endkadenz Vol.2: https://www.facebook.com/verdenaofficial

mercoledì 26 agosto 2015


@ Paolo De Francesco

Endkadenz Vol.2 + Date Instore

Dopodomani vedrà la luce 'Vol2' e, sì, lo sapete.
Dopodomani vedrà la luce anche il primo singolo.
Lo abbiamo chiamato 'Colle Immane'. Ve lo presenteremo nei prossimi concerti.

Vi faremo ascoltare anche una piccola selezione di brani in versione acustica, in alcuni negozi di dischi.

30 Agosto, Torino -MATERIALE RESISTENTE- Via Po, 25 a seguire breve set acustico c/o Blah Blah, Via Po, 21
2 Settembre, Varese -CASA DEL DISCO- Piazza del Podestà, 1
3 Settembre, Stezzano (BG) -MEDIAWORLD c/o CC LE DUE TORRI Via Guzzanica
4 Settembre, Reggio Emilia -TOSI DISCHI- Via Emilia San Pietro, 57/c
6 Settembre, Napoli -FONOTECA- Via Morghen, 31
7 Settembre, Roma -DISCOTECA LAZIALE- Via Mamiani, 62
9 Settembre, Firenze -GALLERIA DEL DISCO- Piazza della Stazione, 14

Inoltre:
queste le ultime date del tour estivo cui farà seguito una breve pausa...
28 Agosto ASOLO (TV), A.M.A. Music Summer Festival
29 Agosto TORINO, TOdays Festival
05 Settembre PALMA CAMPANIA (NA), Ecosuoni
10 Settembre ACQUAVIVA (SI), Live Rock
11 Settembre TONADICO (TN), Sot Ala Zopa
12 Settembre SENIGALLIA, Mamamia
Il tour nei club a supporto dell'uscita del Vol.2 ripartirà tra Ottobre e Novembre.
È tutto, gente!
Viva!

Verdena from Facebook

lunedì 24 agosto 2015


Foto di Paolo De Francesco

Video teaser Endkadenz Vo.2



Venerdì 28 Agosto uscirà finalmente l'attesissimo secondo Volume di 'Endkadenz'. Per smorzare l'attesa ecco un piccolo filmato che racconta in breve, anzi...brevissimo, i 3 anni in studio che ne precedono l'uscita.

Oggi sul Corriere della sera un articolo sui Verdena.
Foto di Paolo De Francesco

domenica 23 agosto 2015

sabato 22 agosto 2015



Hey! Oggi siamo a Cerveteri. Gratis.

venerdì 21 agosto 2015

 Manca una settimana esatta all'uscita di Endkadenz vol.2!
Intanto il tour estivo dei Verdena continua senza sosta. Ecco le prossime date:
►22 agosto CERVETERI (RM) Etruria Eco Festival
►28 agosto ASOLO (TV) A.M.A. MUSIC SUMMER FESTIVAL
►29 agosto TORINO TOdays festival
►05 settembre PALMA CAMPANIA (NA) Ecosuoni
►10 settembre ACQUAVIVA (SI) Live Rock Festival Acquaviva
►11 settembre TONADICO (TN) SOT ALA ZOPA
►12 settembre SENIGALLIA (AN) MAMAMIA
DNA Concerti

giovedì 13 agosto 2015

Verdena: come David Lynch ma senza “pippe mentali”









Gli anni ’90 sono quelli della contaminazione tra generi, dei dischi “crossover”, il periodo in cui il rock e l’elettronica hanno iniziato a convergere, sia a livello di produzioni che di pubblico. Oggi è normale avere sullo stesso palco i Verdena e Jon Hopkins. Che effetto fa?
 AF: E’ una bella sensazione, ci piace condividere il palco con gente che fa la musica più diversa, per noi è stimolante. Poi siamo sempre stati degli amanti della musica elettronica, per esempio ci piacciono i Boards Of Canada e i The Chemical Brothers, credo anche io che il tempo della gente che ascolta il rock e odia quelli che vanno a ballare siano finiti da un pezzo.

Parlatemi del vostro rapporto con l’elettronica. Nell’ultimo album “Endkadenz Vol.1″ c’è un brano come “Sci Desertico” tutto costruito sul ritmo della batteria elettronica, ma ci sono diversi esempi anche nell’album precedente “WOW”, canzoni con loop elettronici e drum machine in abbinamento o meno alle percussioni come “12,5 mg”, “La Volta”, “Le Scarpe Volanti”, “Mi Coltivo”.
AF: Mio fratello (il terzo membro dei Verdena Luca Ferrari – batteria e percussioni NDR) gioca molto con i sintetizzatori e le percussioni elettroniche quando io e Roberta non siamo in studio. Succede che quando arriviamo lui ha preparato dei loop pazzeschi, sui quali poi possiamo costruire dei pezzi. Capita ogni tanto che riusciamo a fare un brano intero tutto basato sull’elettronica.

Cercate di dosare questi elementi elettronici che inserite nelle tracce oppure non vi ponete limiti in studio? Oppure magari una via di mezzo.
AF: Non ci poniamo alcun limite! Per quanto mi riguarda il prossimo disco potrebbe anche essere tutto elettronico. Proprio ieri sera mi stavo un po’ informando su Jon Hopkins, che ha suonato sul nostro palco. Assistere a dei set così ti fa pensare a cose nuove, ad altre possibilità. Certo le macchine che abbiamo noi per fare elettronica sono molto anni ’80, con un suono scarno, di bassa fedeltà. Ecco, potrei definire alcuni nostri pezzi come elettronica lo-fi.

I vostri album nascono da lunghe improvvisazioni in studio nel famoso pollaio di famiglia adibito a sala prove/di registrazione. Quindi producete molti bozzetti di brani che poi selezionate per dare forme ad un disco. Come scegliete quelle che finiranno in un album in mezzo a questo marasma sonoro?
AF: E’ un processo molto lungo e non è mai facile scartare i pezzi. Scegliamo semplicemente le nostre canzoni preferite e speriamo che tutto si amalgami a dovere, cosa che poi non è successa con “WOW”, dove tutti i pezzi sono distanti anni luce l’uno dall’altro. “Endkadenz” invece è un lavoro più compatto. Definirei la nostra musica “selvatica”.

Dal tempo del vostro debutto, sul finire proprio degli anni ‘90 dei quali si parlava prima, ad oggi c’è stata un costante mutamento nel vostro suono. Forse il comune denominatore di tutti i dischi è la vostra curiosità di provare soluzioni nuove, il non stare mai fermi.
AF: Non ci piace ripeterci, ma proprio perché ci annoiamo dopo un po’ che prendiamo confidenza con alcune soluzioni in studio. Considero i primi tre album un avvicinamento al nostro suono, che abbiamo trovato con Requiem, un disco potente e diretto. “WOW” è stata una bella botta per il nostro pubblico, completamente diverso da tutto quello che abbiamo fatto prima, abbiamo sperimentato cose nuove e molte canzoni sono nate al pianoforte. “Endkadenz Vol.1″ invece lo considero un disco “serio”, è un po’ una sintesi tra Requiem e “WOW”. Il Vol. 2 sarà più “idiota”, è molto giocoso e conterrà parecchi scherzi sonori e soluzioni musicali inconsuete.

Cosa provate nei confronti della vostra musica? Solitamente ci si concentra sulla reazione di pubblico e critica ma mi piacerebbe sapere quali sono le vostre sensazioni, una volta che avete finito di registrare un album.


RS: Abbiamo sempre bisogno di un po’ di tempo per capire se ci piace davvero un album, quando siamo in studio non riusciamo ad avere un parere obbiettivo perché lavoriamo sui brani per così tanto tempo e in modo così intenso che arriviamo alla fine del processo stremati.
AF: L’entusiasmo vero è quando si scrive un pezzo, si è felici massimo fino al giorno dopo, poi iniziano i problemi legati alla registrazione, quando l’affare diventa quasi scientifico. Bisogna cercare la corretta interpretazione, magari i suoni li azzecchi ma l’attitudine no. C’è un brano in “WOW”, “Lei Disse (Un Mondo Del Tutto Differente)”, che per registrarlo ci abbiamo messo un mese o più, non avevamo mai la take giusta.

Rimanendo in tema di produzione di una traccia, è vero che le vostre canzoni nascono in lingua inglese, attraverso una sorta di slang maccheronico che fa aderire le parole ai suoni? Alla fine del processo sostituite l’inglese con l’italiano, ma sempre rispettando la musicalità dei pezzi.
AF: E’ così, all’inizio canticchio delle cose in inglese maccheronico, seguendo il suono del brano, e poi cerco le parole italiane che abbiano la giusta musicalità. Con il passare del tempo questo processo è diventato sempre più importante. Per Endkadenz ho speso moltissimo tempo alla ricerca delle parole giuste.

E pensare che ancora si sente in giro la storiella riguardante i tuoi testi che non significherebbero nulla.
AF: Quello è solo spirito polemico. Ricordo che nel ’99, ai tempi del nostro primo album, in occasione di una intervista all’Heineken Jammin’ Festival mi chiesero cosa volevano dire i nostri pezzi. Io risposi che non volevano dire un cazzo! Da allora questa cosa è diventata un tormentone, correndo di bocca in bocca. Iniziai a crederci io stesso (ride).

Alberto mi piace pensare che i personaggi dei tuoi testi siano tutti tuoi alter ego, è così?
AF: Si. Spesso un singolo brano ha più di un tema a livello testuale, ma i pezzi parlano sempre di sensazioni che provo e quindi, come dici tu, possono essere benissimo considerati miei alter ego.

Se vi dicessi che la vostra musica mi ricorda l’esperienza cinematografica di David Lynch? Sono ugualmente flussi di parole e suoni che sono funzionali non tanto alla trama generale ma alle sensazioni/impressioni del pubblico.
RS: Ci piace David Lynch, anche se forse noi siamo meno fastidiosi di lui. Lynch ti da la sensazione che un filo logico ci sia anche se poi alla fine cambia tutte le carte in tavola e ti ritrovi a dover rifare i ragionamenti da capo.
AF: Le nostre canzoni danno stimoli diversi come dici te, ma senza pippe mentali!

Le vostre collaborazioni con altri artisti si contano sulle dita di una mano, eppure nell’ultimo disco c’è un pezzo, “Nevischio”, che è prodotto da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle. Anche in “Endkadenz Vol.2″ ci sarà una traccia in collaborazione con lui, “Identikit”. Immagino che sia perché stimate il suo lavoro, oltre ad essere amici. Come suonerà questa traccia?
AF: “Identikit” è stranissima, suona molto Jennifer Gentle. Su Nevischio la sua impronta si sente poco ma sulla traccia che sarà in “Endkadenz Vol.2″ ci ha messo i suoi suoni, la sua anima! Marco è una persona che stimiamo, sia a livello sonoro che di produzione.
RS: Inizialmente “Identikit” era una canzone chitarra-basso-batteria ma poi Marco ha cambiato tutti gli strumenti, aggiunto degli xilofoni per esempio, la struttura è rimasta fondamentalmente immutata ma lui ne ha variato l’atmosfera. In passato abbiamo collaborato con Pagani e con Agnelli ma il loro apporto è stato limitato alla fase di registrazione. Magari Pagani in realtà ci ha aiutato anche a terminare qualche brano.

Quanto prima scegliete i brani da eseguire in scaletta nei concerti? Poi mi piacerebbe sapere in base a cosa scegliete i pezzi e se avete la possibilità di cambiare qualcosa durante l’esibizione.
AF: Scegliamo i pezzi da fare il giorno stesso, quando arriviamo nel posto della serata, vediamo che aria tira, che gente c’è e ci regoliamo di conseguenza. Poi cerchiamo anche di diversificare il più possibile le scalette da data a data per rendere interessante ogni concerto. Capita di cambiare idea all’ultimo e magari io attacco con un brano non in scaletta.
RS: C’è comunque uno scheletro generale che va rispettato, proprio a livello tecnico, vanno alternati brani più lenti a quelli più ritmici per esigenze legate all’esecuzione dei pezzi e quindi alla fatica vera e propria sopratutto alla batteria e alla voce. Poi bisogna badare a non fare troppi cambi strumenti, insomma è un incastro non proprio semplicissimo da realizzare. Le canzoni devono stare bene insieme e tutto deve anche suonare fluido.

“Endkadenz Vol.2″, la seconda parte del vostro ultimo progetto discografico, uscirà il prossimo 
28 agosto. Luca si tufferà nel timpano come imponeva il compositore Kagel al proprio percussionista? (Il titolo degli ultimi due album “Endkadenz Vol. 1 e 2″ prende spunto proprio da questa sorta di “cadenza conclusiva” dei suoi show).
AF: Purtroppo abbiamo scoperto qualche giorno fa che durante una esibizione il cantante degli Arcade Fire ha distrutto un timpano della batteria con la sua testa. Magari non era proprio una Endkadenz, ma qualcosa di molto simile. Quindi abbiamo deciso di non farlo più, mi dispiace (ride).

Avete delle tracce preferite nel vostro repertorio, che eseguite con particolare trasporto emotivo?
Ognuno ha le proprie, ma possiamo dirti per esempio che “Don Callisto” ci piace da matti ed è una goduria eseguirla dal vivo, è semplice da eseguire e ci si diverte un casino! Anche “Endkadenz Vol.1″ da molta soddisfazione, è un disco registrato dal vivo e quindi riusciamo a risuonarlo così com’è!

E invece un brano più difficile da proporre dal vivo, che vi impegna particolarmente?
“Nuova Luce”, non ci soddisfa mai veramente del tutto, anche perché su disco ci sono molte sovraincisioni e roba che non è facilissima da riprodurre dal vivo.

Un’ultima curiosità, una immagine mentale per descrivere ogni vostro lavoro. Una pietanza, un vino, oppure qualunque cosa preferiate.
Verdena / Martini bianco
Solo Un Grande Sasso / Birra molto beverina
Il Suicidio Del Samurai / Vov
Requiem / Syrah
WOW / Sauvignon
Endkadenz / Whisky forte

http://www.soundwall.it